Roccomaria aveva lasciato sulla
tavola del soggiorno 20.000 lire con un bigliettino: “Willycow, per piacere, ti
lascio la mia quota. Stasera quando esci fai la spesa anche per me. Ti
raccomando le salsicce e non dimenticare il filetto di vitello per la
bourguignonne di domenica.”
La sera Roccomaria e Pino, come
facevano spesso, s’erano ritrovati a casa dl primo ed avevano messo a stufare
due scatole di borlotti da accompagnare alla salsiccia che doveva portare
l’amico.
Verso le sette ecco giungere
Willy con un fagotto sotto braccio:
- Ciao a tutti ... - e si ficcò
diritto nella sua stanza.
- Ma tu dimmi se io posso vivere
con uno come quello! - sbottò Roccomaria - Ehi, vuoi portare la spesa?
- Stai
calmo, - lo tranquillizzò Pino - magari aveva un bisogno urgente. Vedrai che
adesso arriva, ho visto io che aveva un cartoccio sottobraccio entrando.
Ma invece non fu così, anzi
nell’appartamento cominciarono a diffondersi degli strani colpi sordi, prima un
po’ diradati, poi sempre più ritmati e prepotenti.
- Pino, tu che lo difendi sempre,
ma che combina il minchione?
- Per
quanto impossibile possa sembrarti, non ne ho la più pallida idea, ma vado ad
accertarmene subito.
Quale fu la sorpresa di Pino è
difficile da descrivere: nella sua stanza, Willycow seduto per terra serrava
fra le gambe due “bongo” che percuoteva ad occhi chiusi, agitando testa e
spalle al ritmo d’una improvvisata, quanto cacofonica, musica dalle intenzioni
afro - cubane.
- Roccomaria, vieni un attimo ...
Alla vista di un Willycow che
nulla sembrava distogliere dal suo ritmare via via più sfrenato, Roccomaria era
allibito ed al contempo affascinato: tutto ciò che era fuori da qualsiasi
logica normalità, gli faceva questo effetto, e poi quello non finiva mai di
sorprenderlo, aggiungendo un po’ di sale alla sua solitaria esistenza.
Ma poiché su lui nulla era più
forte della fame:
- Willy, dove hai messo le salsicce?
L’amico sembrò risvegliarsi dal
suo stato di febbrile catalessi:
- Quali salsicce?
- Quelle che dovevi comprare insieme al filetto. Dove sono?
- Ah, quelle. Non ... non ci sono.
- Come non ci sono? E dove sono, se non ci sono?
- Me no sono dimenticato.
- Va
bene. Anzi, va male. - commentò sbuffando - Ma porca di quella miseria, mai che
ne facessi una giusta. Caccia i soldi che almeno me ne vado al ristorante.
- Quali
soldi?
La pazienza del Capocalotta
cominciava a vacillare:
- Quelli
con i quali avresti dovuto comprare le vettovaglie, le derrate, la roba da
mangiare, la sbobba... . In sintesi: le salsicce!
Willycow si alzò da terra ed iniziò - pensieroso, quasi a guadagnare tempo - a cercare nelle tasche.
A Roccomaria cominciò ad
insinuarsi un sottile sospetto:
- Willy, cosa hai fatto dei soldi? - zufolò con tono dolce.
- Ma, non so, erano qui, ... non li trovo.
- Willycow, quanto sono costati i “bongo”? - coontinuò sempre più dolce.
Al giovane amico sembrò
illuminarsi il volto:
- Poco, era un’occasione troppo bella per farsela sfuggire ... .
- Ok!
Ripeto: quanto sono costati i “bongo”? - questa volta con tono deciso.
Willycow facendosi piccolo
piccolo:
- Ventimila.
Però sono originali, - s’affrettò a precisare - li ho presi da un marocchino
...
- Willycow,
in Marocco non ci sono “bongo” - ruggì l'omone.
Poi sibilando minaccioso:
- Domani torni in Africa o dove diavolo li hai comprati, te li vai a
rivendere e mi restituisci il “malloppo”.
La serata finì - come d’abitudine
- attorno al tavolo apparecchiato e la televisione accesa, con Pino e un
ingrugnito Roccomaria a trangugiare fagioli... desolatamente orfani.
Willycow, nella sua stanza, al ritmo sgangherato dei suoi nuovi tamburi
- digiuno ma felice - sognava terre esotiche ed azzurri mari che non avrebbe
mai visto.
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