mercoledì 27 giugno 2012

Capitano d'Ispezione


Roccomaria fra le tante non  qualità che amava esibire, c’era quella di imitare le voci dei colleghi, e ci riusciva benissimo.
Una in particolare, quella di un capitano che, per un problema alle corde vocali, parlava con voce singolarmente stridula. Questo, inoltre, aveva una sua teoria per la quale quand’era d’ispezione,#  il primo giorno piombava nel “corpo di guardia”, “schiaffava dentro”# capoposto e guardie, si faceva la fama del duro e viveva di rendita per il resto della settimana.
Al Comandante di Reggimento non andava a genio il capitano,  ma non tollerava neppure che un tenente, per quanto anziano, gli rifacesse il verso e, più d’una volta, aveva ripreso il Capocalotta per questo suo vezzo.
Fu così, che un lunedì mattina, ben prima della sveglia, il capitano D’Alessandro - già soprannominato “Fantasma che gracchia” - piombò per la consueta incursione di inizio settimana fra le guardie della porta centrale, seminandovi il terrore con quella sua voce stridula:
- Qui è tutto uno schifo! Guardate che sozzeria! Perché le armi non sono ancorate alle rastrelliere? Perché i letti non sono già fatti? Quando date aria a questi locali?

Ma fato volle che quella mattina, probabilmente per un attacco d’insonnia collettiva, anche il Comandante giungesse in caserma e, come d'uopo, facesse la prima visita al corpo di guardia, da dove parossisticamente il capitano continuava:
- Vi schiaffo tutti dentro! 
Poiché nel giudizio dell’alto ufficiale era alquanto improbabile che il pigro D’Alessandro fosse lì a quell’ora del mattino, dedusse trovarsi di fronte all’ennesima bricconata del Capocalotta, per cui con tono che non ammetteva repliche urlò:
- Roccomaria, la smetta di fare la voce di quel pirla del D’Alessandro.

Prima ancora che potesse finire la frase, il gelo era calato sull’intero corpo di guardia.
Dalla porta in fondo, quella dell’alloggiamento delle guardie, subito s’era affacciato un imbarazzatissimo Ufficiale di Picchetto,# il cui volto assumeva, uno alla volta ed in successione, i colori dell’arcobaleno.
E dietro di lui veniva proprio il capitano d’ispezione che esibendosi nella più corretta posizione d’attenti mai più assunta dai tempi lontani in cui frequentava ancora l’Accademia militare, gracchiò:
- Col suo permesso, signor Colonnello, quel pirla del D’Alessandro è proprio qui, in carne ed ossa.
Il Comandante fece “dietrofrunt”, e mentre guadagnava rapidamente la porta, c’è chi giura d’averlo sentito masticare:
- Odio quel Capocalotta!

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