Roccomaria fra le
tante non qualità che amava
esibire, c’era quella di imitare le voci dei colleghi, e ci riusciva benissimo.
Una in particolare,
quella di un capitano che, per un problema alle corde vocali, parlava con voce
singolarmente stridula. Questo, inoltre, aveva una sua teoria per la quale
quand’era d’ispezione,# il primo
giorno piombava nel “corpo di guardia”, “schiaffava dentro”# capoposto e
guardie, si faceva la fama del duro e viveva di rendita per il resto della
settimana.
Al Comandante di
Reggimento non andava a genio il capitano,
ma non tollerava neppure che un tenente, per quanto anziano, gli
rifacesse il verso e, più d’una volta, aveva ripreso il Capocalotta per questo
suo vezzo.
Fu così, che un
lunedì mattina, ben prima della sveglia, il capitano D’Alessandro - già
soprannominato “Fantasma che gracchia” - piombò per la consueta incursione di
inizio settimana fra le guardie della porta centrale, seminandovi il terrore
con quella sua voce stridula:
- Qui è tutto uno
schifo! Guardate che sozzeria! Perché le armi non sono ancorate alle
rastrelliere? Perché i letti non sono già fatti? Quando date aria a questi locali?
Ma fato volle che
quella mattina, probabilmente per un attacco d’insonnia collettiva, anche il
Comandante giungesse in caserma e, come d'uopo, facesse la prima visita al
corpo di guardia, da dove parossisticamente il capitano continuava:
- Vi schiaffo tutti dentro!
Poiché nel giudizio
dell’alto ufficiale era alquanto improbabile che il pigro D’Alessandro fosse lì
a quell’ora del mattino, dedusse trovarsi di fronte all’ennesima bricconata del
Capocalotta, per cui con tono che non ammetteva repliche urlò:
- Roccomaria, la
smetta di fare la voce di quel pirla del D’Alessandro.
Prima ancora che
potesse finire la frase, il gelo era calato sull’intero corpo di guardia.
Dalla porta in fondo,
quella dell’alloggiamento delle guardie, subito s’era affacciato un imbarazzatissimo
Ufficiale di Picchetto,# il cui volto assumeva, uno alla volta ed in
successione, i colori dell’arcobaleno.
E dietro di lui
veniva proprio il capitano d’ispezione che esibendosi nella più corretta
posizione d’attenti mai più assunta dai tempi lontani in cui frequentava ancora
l’Accademia militare, gracchiò:
- Col suo permesso, signor Colonnello, quel
pirla del D’Alessandro è proprio qui, in carne ed ossa.
Il Comandante fece
“dietrofrunt”, e mentre guadagnava rapidamente la porta, c’è chi giura d’averlo
sentito masticare:
- Odio quel Capocalotta!
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