giovedì 28 giugno 2012

Fantasmi




Nella notte stellata di un precoce autunno, lieve il vento frusciava fra i rami ancora carichi di colorate fronde che, ormai prive di linfa vitale, suonavano d’un delicato crepitio.

Al capannone 4 la sentinella annoiata misurava i passi nell’angusto spazio delimitato in cui lo costringeva la consegna; unica compagnia la scura e possente figura di Nerone, il cane dello squadrone, che come sempre sonnecchiava a ridosso del vicino posto antincendio.
Quello, il cane,  era una sorta d’allarme vivente: avvertiva qualsiasi fruscio rizzando le orecchie e mai a memoria di cavalleggero, una guardia dello squadrone era stata colta di sorpresa da un’ispezione.

Il giovane ufficiale di picchetto che aveva appena effettuato il giro, ora tornava al Corpo di guardia principale ancora intimorito dal ringhio dell’animale che, come ormai noto a tutti - meno che a lui ultimo degli assegnati alla guarnigione - non ammetteva che “estranei” si avvicinassero al cavalleggero in turno di sentinella.
- Quell’animale è pericoloso ... - fremeva stizzito il subalterno strada facendo - il Comandante non dovrebbe permettere la presenza in caserma di simili animali. Ah, ma me la paga, la bestiaccia. Dio, se me la paga!
Il vento sembrava prendere vigore.
L’ufficiale, cresciuto in una località di mare, continuando a rimuginare vendette e rapporti,  istintivamente volse lo sguardo verso le stelle e brontolò:
- Se non altro terrà lontane le nuvole.

Nel chiuso del capannone il cavalleggero si liberò del peso del fucile appoggiandolo contro il cancello dell’armeria, e si stiracchiò distendendo entrambe le braccia per liberarle dal torpore:
- Beato te che te dormi ...
L’animale, quasi a rispondergli, soffiò dal naso sollevando una nuvoletta di polvere dal battuto di cemento che faceva da pavimento all’autorimessa.
- Sbuffa, sbuffa. Tanto a te che te ne frega. E pensare che potrei starmene con gli amici a farmela bene. Ma chi vuoi che se le freghi ‘sti ferri vecchi..., - alludendo ai carri da combattimento custoditi nella rimessa.

Nerone, da anni sentiva frasi simili e lui, da cane serio ed equilibrato qual’era, non finiva di stupirsi di fronte alla monotonia dei discorsi degli uomini.
Mai una volta, nelle lunghe nottate passate insieme ad aspettare qualcosa che non arrivava mai, che parlassero di buoni e gustosi ossi, magari con un po’ di polpa attorno; mai che dicessero delle cagnette del loro paese...
“Che vuoi farci! E’ proprio una vita da cani ...” concludeva fra sé, consapevole di quanto fosse impossibile per lui farsi capire da quegli strani esseri a due zampe privi di qualunque senso logico.

In quello un rumore secco gli fece rizzare l’orecchio “buono”, l’altro sentiva lo stesso, ma da tempo gli pendeva di lato, ricordo d’una baruffa ingaggiata per i favori d’una bastardina, quando ancora non s’era arruolato: “E’ la solita ghianda che cade sull’eternit del tetto... “, sbuffò silenzioso, come se parlasse con la sentinella.
Quella, però, s’era agitata; aveva recuperato in fretta il fucile ed aveva urlato:
- Altolà, chi va là?
“Sta tranquillo, rospa” ...” continuava il cane senza muoversi dal suo angolo.
Ma quello tranquillo non stava, che anzi s’era attaccato al campanello del capoposto_  e non l’ aveva più lasciato finché il graduato non era arrivato:
- Ohé, fuori c’è qualcuno. Ho sentito una botta... della miseria.
- Ne sei sicuro? - dubitò il l’anziano caporale gettando una rapida occhiata a Nerone che se la dormiva beatamente.
- Certo che sono sicuro... - ribatté la sentinella quasi offesa - ti dico che ho sentito perfettamente un colpo di un qualcosa.
- Va bene, non ti scaldare, adesso facciamo un giro di controllo.
Il graduato andò a svegliare un’altra guardia e gli intimò:
- Seguimi, ché dobbiamo fare un’ispezione ...
- oh, no! -  protestò quello rinvenendo da un sonno appena preso - ...possibile che non si riesca a stare un po’ in pace quando s’è in turno di riposo?
- Muoviti! - gli ingiunse il capoposto, quindi  a voce alta chiamò:
- Nerone!
“Ecco, lo sapevo”, grugnì rassegnato l’animale tirandosi su pigramente dal pavimento, “te l’avevo detto di non agitarti. Va be' che sei rospa..., ma a far casino quando non serve ci si rimette il sonno e la tranquillità.”

Fuori dalla rimessa l’aria era più frizzante che mai: il vento da nord soffiava deciso insinuandosi senza pietà sotto le giacche dei due soldati ancora caldi di sonno:
- Mi sono sempre chiesto se i cani hanno freddo ... .
“Certo che ho freddo, e vorrei un po’ più di rispetto. Quando dico che non è niente, vorrei che mi si desse retta.”
- Mi pare strano che tu possa aver sentito qualcosa, senza che Nerone desse l’allarme. - riprese il capoposto avvezzo da più lungo tempo alle guardie.
- Quello se ne frega, - fece la sentinella di rimando - ...lui dorme e voi state lì a trattarlo come un essere umano...
Il cane sembrò emettere un leggero ringhio: “Ehi! ragazzo, porta rispetto ché di pivelli come te ne ho visti a migliaia. Essere umano, poi, sarà tua sorella...”
- Senti, rospa, quando Nerone non dà l’allarme vuol dire che non ci sono problemi di sorta. Osservalo sempre quando sei di sentinella e non te ne pentirai.
L’animale sembrò approvare con la grossa testa pelosa: “Bravo! E’ così che si parla...”

Intanto il giro d'ispezione era terminato. Non s’era visto nessuno, né era stato osservato qualcosa di strano:
- Come volevasi dimostrare... - fece il capoposto.
“Appunto”,  sottolineò Nerone, “speriamo di poter riposare adesso.”
La sentinella mortificata, ma in fondo sollevata, tornò al suo posto.
“Non te la prendere, rospa, capita a tutti. Hai tempo per imparare, ma non darmi più dell’essere umano.” Il cane era tornato a sdraiarsi nella polvere della rimessa.
- Eccolo lì, lui il grande cane che se la dorme!
“Certo che dormo, sei tu di sentinella. Rilassati ora e lasciami in pace.”

Il soldato, neanche l’avesse sentito, in silenzio riprese silenziosamente a misurare a grandi passi il tracciato, quando:
- Alto là! chi va là?
“Ci risiamo”, pensò il cane.
- Alto là! chi va là? Capoposto! Capoposto! Non mi dire che non hai sentito - fece rivolto al cane - ...e tu saresti un allarme vivente? Ma fammi il piacere...
“Allora scocci...”
- Cosa succede stavolta? - chiese il capoposto arrivando trafelato.
- L’ho sentito! L’ho sentito di nuovo ti dico...
- Ma non può essere, il cane è lì tranquillo.
“Era un’altra ghianda sull’eternit del tetto”, biascicò quello senza neppure degnarli d’uno sguardo.
- Giuro che, cane o non cane, ho sentito un altro rumore e stavolta non mi fregate. Chiama l’Ufficiale di picchetto.
- Va bene, calmati, lo chiamo.
“Peggio per te”, pensò Nerone.

L’Ufficiale ordinò un rastrellamento di tutta la zona e così gli uomini della guardia e del picchetto armato passarono la notte in bianco.
Nerone rimase al suo posto vicino al posto antincendio, unico a non perdere il senso della realtà ed a rimanere di guardia a quell’armeria alla quale il suo capitano sembrava tenere tanto.
Sicché l’indomani al compunto ufficiale di picchetto che riferiva le novità della notte al signor colonnello, per poco non prese un colpo allorché questi gli chiese con estrema naturalezza:
- E Nerone? Che faceva lui durante tutto questo agitarsi?
- Se la dormiva, signor colonnello - rimarcò con perfidia il giovane  subalterno.
- Allora avrebbe fatto bene a dormirsela anche lei - concluse il Comandante.
Nerone poco più in là, sembrò scuotere la testa: “... é così fra vecchi soldati”.  E si allontanò col passo indolente di sempre.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento che sarà pubblicato quanto prima.