mercoledì 27 giugno 2012

Il Reduce


Benché prediligesse il nostro, egli era reduce di almeno tre Reggimenti.

Già effettivo nel ‘40  ai Dragoni piemontesi, mentre questi caricavano le tradotte per il fronte, egli veniva ricoverato all’ospedale militare di Torino.
Passato quindi ai gialli cavalleggeri, finiva all’ospedale di Alessandria giusto quando quelli s’accingevano a raggiungere l’Albania. Riassegnato, infine, al nostro reggimento in ricostituzione in quei giorni, allorché quest’ultimo fu pronto a raggiungere la Russia, l’aspirante eroe finì provvidenzialmente in un caldo e confortevole letto di non so più quale nosocomio milanese a rimpiangere l’ennesima occasione mancata.
Così, tra un ricovero ed una riassegnazione la guerra ebbe a terminare, ma Lui rimase fedele all’Arma e, soprattutto, all’Istituzione militare che tuttavia gli si dimostrò - a suo dire - ingrata perché non volle riconoscergli ai fini pensionistici gli anni d’abbuono dati  per legge a tutti gli ex combattenti.

Uomo evidentemente poco incline a conservare rancore, continuò ad esser presente in tutte le ricorrenze ufficiali del Reggimento, soprattutto quando - al termine della cerimonia s’aveva agio di godere del pranzo di Corpo  o del rinfresco ufficiale.
Costantemente in prima fila, con la “bustina”  ben calzata sulla fronte, era divenuto l’incubo dei Comandanti e degli ufficiali anziani, ai quali aveva sempre qualcosa da eccepire, criticare o suggerire. Lui, infatti, reduce di cotanti reggimenti poteva meglio di chiunque altro correggere le formazioni, eccepire sulla corretta posizione della sciabola da parata o suggerire “tradizionali” modi di fare.

Col tempo fu necessario fare ricorso ad un servizio apposito che lo tenesse lontano dai detti ufficiali, rovinando loro la festa e la giornata ai sottoposti sui quali, inevitabilmente finiva per sfogarsi il malumore conseguente a quell’incontro ravvicinato, sicché Roccomaria alla fine ebbe ad appioppargli alle costole il “Cesso di Calotta” col precipuo compito di sorbirsene  in esclusiva   la compagnia.
Nacque, pertanto, l’improbabile leggenda immancabilmente propinata quale giustificazione al malcapitato giovane subalterno, secondo la quale l’anziano personaggio altri non era che il “Consule Airone” che aveva guidato i nostri valorosi cavalleggeri nella campagna contro i Galli (Senoni, naturalmente), guadagnando al Reggimento gloria ed onore.
Ormai avanti nell’età ed alquanto svanito, andava curato con tutta quella dovuta attenzione che i suoi trascorsi reclamavano.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento che sarà pubblicato quanto prima.