Assimilabile al più
noto "delle Bermude", il Triangolo
dello Squallore si individua topograficamente con quello i cui vertici sono
segnati dai paesini padani di L., R. e G., nella cui area si pone la
guarnigione militare.
La sua fama non è da
meno, se è vero come è vero, che quando un ufficiale o sottufficiale di questo
nostro esercito vi viene assegnato, mette in essere tutte le arti oneste e
disoneste a lui note onde allontanarne l’incubo.
Si
favoleggia di pellegrinaggi effettuati ginocchioni ai santuari posti sulle
vette più scoscese, con mogli, figli, animali domestici (anch'essi sulle
ginocchia) al seguito, e neppure - per quel che è dato sapere - s'è disdegnato
il ricorso a pratiche occulte come fatture anti malocchio, o alla magia nera
degna del più sfrenato Vudù. Padrini d'ogni tipo, compromessi d'ogni genere,
promesse inconfessabili, tutto diventa buono e legittimo per conseguire
l'effetto dell'annullamento del nefasto dispaccio.
Eppure a sentire i
generali che qui vengono - sempre in magnifiche primaverili giornate di sole e,
dati i pressanti impegni, per brevissimo tempo - la guarnigione è un vero
paradiso in terra; è vero che ci sono miliardi di zanzare d'estate, ma esse
sono la dimostrazione di quanto sia infondata la diceria dell’assoluta mancanza
d’acqua, quella stessa che d'inverno, in combutta con un’umidità altrimenti
ignota in Italia, si trasforma in un'impenetrabile, impalpabile nebbia ovattata
che ti disperde appena cacciato fuori il naso dalle rimesse.
La presenza, poi, dei
fatiscenti capannoni industriali eretti nel '38, per ben altre esigenze che non
quelle abitative, garantiscono un solido ricovero a persone e materiali; benché
diradati l’uno dall’altro, essi sono ben collegati da chilometri e chilometri
di tracciati che, asfaltati dagli anni sessanta in poi, sono sempre e
puntualmente mantenuti in efficienza col sistema del rattoppo "a
pala".
Perché mai un soldato
dovrebbe rinunciare a recarsi (a piedi) a refettorio distante appena due
chilometri: la marcia, da sempre, è uno degli esercizi più efficaci, perché
all'economicità, che non guasta mai, unisce un sano effetto corroborante, apre
l'appetito, favorisce la digestione, stimola la circolazione.
C'è gente che paga
per queste cose, vedi... l'agriturismo.
In questo paradiso,
vivaddio, non trovano cittadinanza, né dentro, né fuori, quei fastidiosi e puzzolenti
autobus o tram e quant'altro ammorba l'atmosfera delle nostre città con gas di
scarico, sferragliamenti e fischi d'ogni genere; cosa di più bello e, diciamolo
pure, "signorile" di recarsi a lavoro con le comodità offerte dal
personale mezzo di trasporto? La maggior spesa è compensata dal sicuro
risparmio di non poter andare al cinema o, peggio, ad un teatro e comunque non
ti perdi niente: danno sempre le solite cose insulse e quei poveracci che hanno
la disgrazia di vivere in posti dotati di siffatte "calamità", sono
costretti a frequentarli più per immagine che proprio arricchimento culturale o
piacere.
Qui non hai neppure
lo stress di doverti perdere in quel mare magnum rappresentato da biblioteche e
librerie d'oggi: mille volte meglio l’educativa televisione di stato.
In zona
ci sono perfino le scuole dell'obbligo che - come dice la parola - sono le
uniche che i tuoi figli, per legge, sono obbligati a frequentare.
Roccomaria a sentire
siffatti discorsi, annuiva disciplinatamente con la testa, ma in cuor suo
assegnava il "punteggio" che il visitatore meritava.
Egli, infatti, aveva
messo a punto una scala tutta sua per misurare uomini, animali che si muovevano
nel predetto triangolo, nonché per i fatti vi accadevano: l'unità di misura era
lo "Squallor" il cui multiplo, il “Lens”, equivaleva ad 1.000.000 di Squallor.
Logicamente si
trattava di un indice negativo ed ogni essere che giungeva nel Triangolo,
assegnato o solo in visita, automaticamente, ne riceveva la dose di base di
mille squallor.
C'era una superiore
giustizia in ciò, perché ciascuno, a prescindere dal grado, dalla cultura,
dall'età o dallo stato, riceveva pari dotazione. Tali squallor, però, come i talenti
evangelici, si moltiplicavano e, vuoi per l'influenza deprimente che la
guarnigione aveva sui suoi occupanti e visitatori, vuoi per il sadismo innato del
quale si compiaceva il Capocalotta, tutti prendevano una china che li vedeva
precipitare in pozzo senza fine verso il mitico forziere custode di sterminati
“lens”.
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