giovedì 28 giugno 2012

La scatoletta


Come molte sere, Pino e Roccomaria erano intenti a preparare la loro cena da scapoli.
Entrambi vantavano doti culinarie sopraffine, il primo perché il lungo impiego al vettovagliamento ne aveva stimolato l’interesse professionale, al secondo, invece, l’attendere alla preparazione di buoni e squisiti manicaretti dava più gioia che qualsiasi altra cosa al mondo.
Come ogni volta che i due si organizzavano, mettevano insieme le “forze” per cui Pino prendeva su la sua parte di vettovaglie e si recava a casa di Roccomaria distante solo pochi numeri civici più in là,  quello di contro si adoperava mettendo a disposizione oltre alla casa, il resto delle cose da cuocere, apparecchiava la tavola e di buon accordo, alla fine, rigovernavano la cucina, chiudendo la serata davanti alla televisione oppure con un mazzo di carte in mano.

Willycow, il coinquilino di Roccomaria mai che si cimentasse in siffatte operazioni, ché anzi si presentava puntualmente all’ora che i due si mettevano a tavola come se, per una strana coincidenza, passasse di da là giusto a quell’ora:
- Cosa c’è di buono? - allungava il prominente naso - buonissimo! - approvava.
Quindi prendeva piatto e forchetta e senza dir nient’altro, si sedeva, mangiava servendosi in abbondanza, fedele all’adagio popolare che vuole che “dove c’è per due, mangiano anche tre”, ed alla fine:
- Beh, ragazzi ci vediamo ... .
E così come era arrivato - insalutato ospite - se ne andava, lasciando i piatti e stoviglie sul tavolo ed i due furiosamente scornati.

Il rituale si ripeteva immancabilmente e puntualmente tutte le volte, finché una di queste Pino, nel rovistare nella dispensa di Roccomaria, non trovò delle scatolette:
- Roccomaria, che roba è questa?
- Niente, è per Napoleone, il gatto dell’Adelina. L’ho messo all’ingrasso, magari un giorno di questi gli faccio fare la stessa fine che farà Willycow se si presenta anche stasera, e poi me lo mangio.
In quello a Pino venne un’idea diabolica:
- Ed invece spero proprio che stasera Willycow arrivi ... - e così dicendo cominciò ad armeggiare con l'apriscatole.
- Sei grande, amico mio. - approvò subito il malefico omone, sempre pronto ad assecondare le perfidie altrui.

Di lì a mezz’ora, ecco giungere l’ignaro Willycow:
- Stasera ho una fame della miseria ... .
La frase gli si strozzò in gola: il suo sguardo aveva inquadrato una tavola desolatamente disadorna di qualunque traccia di  un’imminente cena.
Che avesse sbagliato orario?
Un rapido e nervoso controllo all’orologio e quindi con risentita convinzione protestò:
- Ehi, ma qui non si mangia!
-    Sei “sfigato”, amico mio, stasera abbiamo da fare ed usciamo.
- Si, va be'. Ma io cosa mangio? - s’agitò quello prendendo a frugare nell’armadio dispensa.
- Arrangiati! - fu l’impietosa risposta.

Willycow disperato passò allo stipo e quindi al frigorifero e qui, meraviglia delle meraviglie, adocchiò un piatto protetto in pellicola trasparente: nel bel mezzo d’una tenera foglia d’insalata, guarnita di cipolline, olive nere, e mezzo succoso limone artisticamente tagliato, troneggiava la cilindrica  sagoma di quello che nelle intenzione dello scatolatore doveva rappresentare l’appetitoso nutrimento dei piccoli felini amici dell’uomo.
Willycow non ci pensò due volte, agguantata una forchetta si pose al suo solito posto e sotto lo sguardo soddisfatto dei due ribaldi ripulì il piatto con veri mugolii di piacere.
- Proprio buona questa carne. E poi dicono le scatolette.
Tolse il piatto, lasciandolo sporco nel lavello e se ne andò nella sua stanza, offeso con gli amici che uscivano senza di lui.

I due complici si avviarono verso la trattoria:
- Forse dovremmo dirglielo che era Kit & Kat ... .
- Fossi matto. - sentenziò Roccomaria - Ne ho ancora quattro scatole ... .

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