Nella nostra
guarnigione il più delle volte l’acqua galleggiava su colibatteri,
anticrittogamici, solfati e salati di ferro, mercurio in tracce, nonché coli
fecali ed altri simili elementi, tutti rigorosamente naturali, ma che
imponevano l’uso di acque minerali per affogare l’arsura, mentre nelle cucine
si cominciava fin dalle prime luci dell’alba a bollire i pentoloni.
“Pesce d’acqua di
fuoco” era - per definizione e sua natura - quello che correva i rischi minori,
ma Roccomaria era un convinto astemio.
Egli faceva un
consumo spropositato di acqua. Ne aveva dappertutto: sul comodino, sulla
scrivania dell’ ufficio e di casa, in automobile.
Aveva promulgato una
sorta di editto ad uso dei membri della Calotta, per cui i subalterni nei
rispettivi alloggi e posti di lavoro dovevano avere sempre per lui della buona
( e possibilmente fresca) acqua minerale.
La sua inestinguibile
sete doveva, tuttavia, fare i conti con le scorte del Circolo Ufficiali che, un
giorno perché non era arrivata la macchina di servizio, l’altro perché non era
arrivato il fornitore, oppure il cameriere non aveva avuto tempo, spesso
languivano in un desolato mare di bottiglie vuote.
- Zanframundo,
portami un bicchiere d’acqua minerale.
- Gasata o naturale,
signor tenente?
- Gasata, grazie.
Poco dopo:
- Signor tenente,
l’acqua gasata è finita.
- Ho capito, portami
un bicchiere d’acqua naturale ... .
- Anche l’acqua
naturale ... è finita.
Roccomaria
imperturbabilmente rassegnato:
- Va bene. Portami un
bicchiere d’acqua di Lourdes.
E l’acqua di Lourdes
divenne uno dei misteri della guarnigione:
- Tenente, ma lei ha
davvero l’acqua di Lourdes?
- Certamente,
signora, me la porta mamma Cecchina. Cinque litri alla volta.
- Potrei averne un
po’ anch’io?
- Ma senz’altro.
Zanframundo, servi alla signora un bicchiere d’acqua di Lourdes.
La moglie di “Bocca
dai lunghi capelli” protese due dita della curata manina, immergendone la punta
nel prezioso liquido che le era stato presentato. Si segnò devotamente prima di
berne un avido sorso, sotto l’impietoso sguardo del malefico subalterno.
L’indomani davanti ad
un paonazzo Comandante ed alla presenza dell’ imbarazzatissimo quanto
esterrefatto “Caldaia Nera”, un Capocalotta dall’atteggiamento apparentemente
contrito incassava la cascata di contumelie che la beffa meritava.
Fuori dall’ufficio
l’attendeva, scuro in volto, l’Aiutante Maggiore che, nel porgergli
l’immancabile busta gialla degli “arresti”, gli chiese:
- Ma cos’è
quest’acqua di Lourdes?
- L’acqua del
rubinetto ... - spiegò senza esitazione un tranquillissimo Roccomaria.
- Ma, allora, perché
hai detto che era acqua di Lourdes?
- Vedi, caro Pesce,
con tutta la schifezza che c’è sciolta dentro, è un miracolo che qui si sia
ancora tutti vivi. E tu quante acque miracolose conosci?
Da quel giorno, con
buona pace della “colonnella”, in guarnigione quando ci si riferiva all’acqua
del rubinetto, tutti presero a dire “Acqua di Lourdes”.
Perfino “Bocca dai
lunghi capelli” cui, infondo, una moglie bigotta andava un po’ stretta.
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