- Ti presento donna Giovanna, - annunciò
cerimonioso Roccomaria avvicinandosi al bar del Circolo insieme ad una signora
di bella presenza, benché piuttosto avanti nell'età.
Willycow puntandole
addosso l'acuminato naso, quasi volesse trafiggerla, s’illuminò d'un giallo
sorriso a trentadue denti:
- Signora, è un onore
... - disse, profondendosi in un sensuale baciamano.
- Cerchiamo di non
esagerare, - si frappose Roccomaria, tirandolo per un omero.
Pesce e gli altri
subalterni, non appena riuscirono a scollare Willycow dall’arto della
gentildonna, salutarono a loro volta la signora Giovanna che, lusingata da
tanto sussiego, covava con lo sguardo il suo cavaliere.
E così la Calotta fece conoscenza
della donna di Roccomaria, sulla quale presto Pino ebbe però a puntualizzare:
- E’ una vecchia
bagascia, nota in tutta la provincia per i suoi insaziabili appetiti. Ha fatto
morire di ... corna il marito, che l'ha lasciata carica di soldi da fare schifo
... .
Il sussurro (di 3°
grado) coincideva con quanto andava millantando Roccomaria che, a parte un
incremento di sonnolenza, non accusava altri fastidi a causa dell’onerosa
attività fisica che l’incontestabile aggiornamento di Pino implicitava.
Anzi, la ritrovata
attività sessuale aveva indotto Roccomaria alla decisione di dimagrire:
- Butterò giù almeno trenta chili, parola mia,
e quando sarò sotto i cento sarà "festazza" per tutti....
Così aveva preso a
correre per la baraggia disertando senza troppo rimpianto la mensa di Cris e,
benché il suo posto al desco rimanesse intangibile, non provava neanche ad
entrare nella sala.
- Zanframundo!
portami un bicchiere d'acqua di Lourdes ed un pizzico di sale - tuonava dalla
finestra di pianterreno in perfetta
tenuta ginnica, e quello era tutto il suo pranzo.
Poi doccia e
squadrone.
In ufficio cadeva in
catalessi: il ronfo possente riempiva la stanza ed il corridoio, perforava vetri e pareti,
saliva al piano superiore come il greve incenso d'un tempio orientale ed
avvolgeva ogni cosa a dispetto di Caldaia Nera che, quotidianamente, lo
caricava di compiti che non sarebbero
mai stati portati a termine.
Quando, finalmente,
suonava la tromba del "termine operazioni", come per incanto, la sua
massa si rimetteva in moto, saltava pesantemente sulla vecchia Renault, che lo
riconduceva dalla famelica e poco virtuosa Giovanna.
Cosa mangiasse la
sera e come riuscisse a tenersi in piedi nei mesi successivi durante i quali,
imperterrito, continuò ai ritmi innanzi descritti, rimane uno dei più
affascinanti e meglio custoditi misteri della storia del reggimento.
Finché un giorno:
- Zanframundo! - la
sua voce richiamò la nostra attenzione dalla solita finestra - avverti i
signori ufficiali della Calotta che stasera, alle ore 21:00, terrò per loro una
riunione cui tutti sono tenuti a presenziare in uniforme ordinaria.
- Dai, Roccomaria, non puoi farci questo senza
preavviso, abbiamo i nostri impegni...
- Non me ne frega un tubo! stasera dovete
esserci tutti.
E così fu. Davanti a
quella ventina di giovani subalterni si ergeva la nuova possente figura del
Capocalotta, fasciata in una “ordinaria”
nuova di pacca:
- Nuntio vobis gaudium magnum! L’obiettivo è
raggiunto: 99 chili e 999
grammi . Ora è tempo di
festeggiare. Zanframundo!
Il cameriere aprì una
sala sfavillante di luci ed argenti.
Su una tavola posta
al centro era imbandita ogni sorta di ben di dio: Gamberetti in salsa rosa e
salmone affumicato, risotto ai funghi porcini ed ai fegatelli di volatile;
pasta con le sarde, filetto in crosta e gulasch all'ungherese; tiramisù e zuppa
inglese; cassata siciliana e trionfo di frutta esotica.
Roccomaria rimase
ricoverato all'ospedale civile due giorni ove un ciclo di lavande gastriche
sortirono l'effetto di restituirgli la vita.
Anche Willycow rimase
a letto due giorni, ma a casa sua, a smaltire una sbornia senza precedenti.
Per lui ci furono, tuttavia, i rituali arresti di
rigore. Aveva dimenticato di ... darsi ammalato.
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