mercoledì 27 giugno 2012

Nerone




Ciò che subito colpisce un ufficiale italiano che visita un reggimento inglese è la ossessiva presenza dei cani. Cani di tutte le taglie, dalle razze più pregiate, a quelli incrociati con i binari del treno.
Te li trovi dovunque con sempre appeso, dall'altra parte del collare un capitano, un maggiore, un colonnello.
E quello che forse più lascia perplesso un ufficiale di cavalleria è di trovarseli tutti al circolo, tra una poltrona ed un tavolo o su un tappeto antico, ignorandosi per lo più l'un l'altro, con quell'aria annoiata propria di un inglese di ... razza.
Anche in Italia, si sa, le caserme sono piene di cani, ma contro di essi, l'ufficialità combatte: li si rinchiude al canile, li si deporta in... altre caserme.

Ebbene per Nerone è stato diverso; egli si era presentato un giorno in Comprensorio per essere subito adottato dai Cavalleggeri di quel 1° Squadrone esplorante che allevavano già due oche, sei gallinelle americane ed una capretta.
Al nuovo Comandante di Squadrone piacque Nerone perché Nerone era veramente bello: aveva un pelo nero, lanuginoso e folto, un muso appuntito, per occhi due tizzoni intelligenti ed una dentatura da far paura ad un lupo.
Così lo adottò dandogli il proprio nome e tanto di medaglietta comunale al collare rosso, facendolo vaccinare ed assicurandolo... non si sa mai.

Di grossa taglia, correva come una saetta se lanciavi un sasso od un bastone, finché un giorno, nell'attraversare un ponticello di assi sconnesse, non si ferì alla zampa anteriore destra, lacerandosi carni e tendini fino all'osso.
Rimase zoppo, ma era sempre lui, l'anziano del 1° Squadrone, del quale dominava il territorio.
Accompagnava dovunque il reparto e finché c'erano gli M 47, il suo posto era nella botola del 2° pilota del comandante di plotone, con casco regolamentare sulle orecchie e zampe anteriori appoggiate ai bordi.
Mai stato al guinzaglio, non è mai entrato in una cucina o a refettorio,  ma non aveva mai saltato una guardia sicché la sentinella del 1° Squadrone aveva sempre trovato in lui un compagno nelle lunghe veglie ed un sicuro baluardo a “sorprese” di qualsiasi genere.

Come il suo capitano non amava gli estranei; segretamente geloso dei cavalli degli ufficiali (oche e galline le aveva già divorate, una alla volta), nel Reggimento c'era un ufficiale che amava raccontare come Nerone lo avesse  "preso per un braccio" e portato fuori dalle camerate del reparto, una mattina che lui, capitano d'ispezione, aveva voluto assistere alle operazioni connesse con la sveglia del personale.
Ma la sua antipatia era rivolta in modo più evidente al Comandante di Reggimento.
Lo ignorava con un’ostentazione che aveva dell’insulto. Lui che era pronto, con più o meno entusiasmo, a farsi grattare il pelo dai cavalleggeri d’ogni ordine e grado, non rispondeva al richiamo del Colonnello neppure se questi si piegava sui talloni ed allungava la mano.
Quando quello gli si accostava, se accucciato, si alzava allontanandosi dalla parte opposta con quel suo passo, tra il claudicante e l’indolente, che lo caratterizzava nei giorni in cui si faceva prendere dalla più mortale delle noie.
Col tempo attorno a lui nacquero altre leggende d’ogni tipo: si favoleggiava della sua forza, del suo appetito, delle sue prestazioni ...amorose, laddove i cani dei diversi reparti avevano dovuto sempre lasciargli lo “ius primae noctis “ sulle cagnette di ...passaggio.

Un brutto giorno arrivò l'ordine di "deportare" tutti i cani dal Comprensorio, Nerone compreso.
A nulla valsero le proteste del tenente di destra -  il Capitano era in licenza - e dei cavalleggeri, così gli uomini del canile municipale conobbero i suoi denti ma, alla fine, mestiere e cappi ebbero la meglio.
Quella stessa notte, però, una macchina si accostava alla recinzione e tre ombre strisciavano attraverso il buco dietro le scuderie: due grandi e furtive, la terza più piccola e rumorosa che spiccava salti inverosimili.
La mattina - dopo la cerimonia dell’alzabandiera - un capitano più impettito che mai alla testa del suo Squadrone sfilò in parata davanti al Colonnello lui in testa e Nerone che sovrintendeva all’allineamento delle righe.
Nerone ha continuato a vivere col 1° Squadrone anche dopo che il suo vecchio capitano aveva assunto un altro comando, perché quello era il suo squadrone ed il suo territorio.

Sono così trascorsi gli anni e nell’immaginario dei cavalleggeri, nonché sulla sua scheda  personale con tanto di fotografia, Nerone era passato caporale ed anche caporal maggiore, nonostante l'ufficio “barbe finte” avesse sempre negato il Nulla Osta di rito, per carenza di informazioni sui suoi ... trascorsi.
Una mattina, era la vigilia di Natale, non si è presentato all'alzabandiera.
I cavalleggeri lo hanno cercato invano per ogni dove ed anche un’esercitazione di rastrellamento improvvisata “ ad hoc” è rimasta senza esito.
Nerone se n'è andato così come era arrivato, senza chiedere permesso e senza far rumore.

Appesantito nella figura e con qualche pelo bianco nel suo folto mantello, nell'atmosfera di quei giorni, che rendono più vive le malinconie, forse non è riuscito a comprendere perché sul carro non potesse più esserci posto per lui e poi... questa cavalleria senza esploratori...  .

3 commenti:

  1. Grande Nerone; quando arrivavi come rospa, gli avresti dato da mangiare pane ed acqua.Ma trascorsi i primi mesi, correvi in mensa e i migliori bocconi li mettevi da parte per portarli al primo, dove il nostro fratello Nerone ti aspettava scodinzolante; una volta, ricordo, siamo tornati e, comprati con delle sigarette gli addetti alla cucina, ci siamo fatti dare della carne solo appositamente per lui.Nerone, parte integrante del 1 squadrone, parte integrante del mio anno di naja. La foto è commovente...
    walter

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  2. Bellissimo, amo gli animali, ( che molto spasso animali non sono ) mi dispiace di non averlo conosciuto!

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