Ciò che subito
colpisce un ufficiale italiano che visita un reggimento inglese è la ossessiva
presenza dei cani. Cani di tutte le taglie, dalle razze più pregiate, a quelli
incrociati con i binari del treno.
Te li trovi dovunque
con sempre appeso, dall'altra parte del collare un capitano, un maggiore, un
colonnello.
E quello che forse
più lascia perplesso un ufficiale di cavalleria è di trovarseli tutti al
circolo, tra una poltrona ed un tavolo o su un tappeto antico, ignorandosi per
lo più l'un l'altro, con quell'aria annoiata propria di un inglese di ...
razza.
Anche in Italia, si
sa, le caserme sono piene di cani, ma contro di essi, l'ufficialità combatte:
li si rinchiude al canile, li si deporta in... altre caserme.
Ebbene per Nerone è
stato diverso; egli si era presentato un giorno in Comprensorio per essere
subito adottato dai Cavalleggeri di quel 1° Squadrone esplorante che allevavano
già due oche, sei gallinelle americane ed una capretta.
Al nuovo Comandante
di Squadrone piacque Nerone perché Nerone era veramente bello: aveva un pelo
nero, lanuginoso e folto, un muso appuntito, per occhi due tizzoni intelligenti
ed una dentatura da far paura ad un lupo.
Così lo adottò
dandogli il proprio nome e tanto di medaglietta comunale al collare rosso,
facendolo vaccinare ed assicurandolo... non si sa mai.
Di grossa taglia,
correva come una saetta se lanciavi un sasso od un bastone, finché un giorno,
nell'attraversare un ponticello di assi sconnesse, non si ferì alla zampa
anteriore destra, lacerandosi carni e tendini fino all'osso.
Rimase zoppo, ma era
sempre lui, l'anziano del 1° Squadrone, del quale dominava il territorio.
Accompagnava dovunque
il reparto e finché c'erano gli M 47, il suo posto era nella botola del 2°
pilota del comandante di plotone, con casco regolamentare sulle orecchie e
zampe anteriori appoggiate ai bordi.
Mai stato al
guinzaglio, non è mai entrato in una cucina o a refettorio, ma non aveva mai saltato una guardia sicché
la sentinella del 1° Squadrone aveva sempre trovato in lui un compagno nelle
lunghe veglie ed un sicuro baluardo a “sorprese” di qualsiasi genere.
Come il suo capitano
non amava gli estranei; segretamente geloso dei cavalli degli ufficiali (oche e
galline le aveva già divorate, una alla volta), nel Reggimento c'era un
ufficiale che amava raccontare come Nerone lo avesse "preso per un braccio" e portato
fuori dalle camerate del reparto, una mattina che lui, capitano d'ispezione,
aveva voluto assistere alle operazioni connesse con la sveglia del personale.
Ma la sua antipatia
era rivolta in modo più evidente al Comandante di Reggimento.
Lo ignorava con
un’ostentazione che aveva dell’insulto. Lui che era pronto, con più o meno
entusiasmo, a farsi grattare il pelo dai cavalleggeri d’ogni ordine e grado,
non rispondeva al richiamo del Colonnello neppure se questi si piegava sui
talloni ed allungava la mano.
Quando quello gli si
accostava, se accucciato, si alzava allontanandosi dalla parte opposta con quel
suo passo, tra il claudicante e l’indolente, che lo caratterizzava nei giorni
in cui si faceva prendere dalla più mortale delle noie.
Col tempo attorno a
lui nacquero altre leggende d’ogni tipo: si favoleggiava della sua forza, del
suo appetito, delle sue prestazioni ...amorose, laddove i cani dei diversi
reparti avevano dovuto sempre lasciargli lo “ius primae noctis “ sulle cagnette
di ...passaggio.
Un brutto giorno
arrivò l'ordine di "deportare" tutti i cani dal Comprensorio, Nerone
compreso.
A nulla valsero le
proteste del tenente di destra - il
Capitano era in licenza - e dei cavalleggeri, così gli uomini del canile municipale
conobbero i suoi denti ma, alla fine, mestiere e cappi ebbero la meglio.
Quella stessa notte,
però, una macchina si accostava alla recinzione e tre ombre strisciavano
attraverso il buco dietro le scuderie: due grandi e furtive, la terza più
piccola e rumorosa che spiccava salti inverosimili.
La mattina - dopo la
cerimonia dell’alzabandiera - un capitano più impettito che mai alla testa del
suo Squadrone sfilò in parata davanti al Colonnello lui in testa e Nerone che
sovrintendeva all’allineamento delle righe.
Nerone ha continuato
a vivere col 1° Squadrone anche dopo che il suo vecchio capitano aveva assunto
un altro comando, perché quello era il suo squadrone ed il suo territorio.
Sono così trascorsi
gli anni e nell’immaginario dei cavalleggeri, nonché sulla sua scheda personale con tanto di fotografia, Nerone era
passato caporale ed anche caporal maggiore, nonostante l'ufficio “barbe finte”
avesse sempre negato il Nulla Osta di rito, per carenza di informazioni sui
suoi ... trascorsi.
Una mattina, era la
vigilia di Natale, non si è presentato all'alzabandiera.
I cavalleggeri lo
hanno cercato invano per ogni dove ed anche un’esercitazione di rastrellamento
improvvisata “ ad hoc” è rimasta senza esito.
Nerone se n'è andato
così come era arrivato, senza chiedere permesso e senza far rumore.
Appesantito nella
figura e con qualche pelo bianco nel suo folto mantello, nell'atmosfera di quei
giorni, che rendono più vive le malinconie, forse non è riuscito a comprendere
perché sul carro non potesse più esserci posto per lui e poi... questa cavalleria
senza esploratori... .
Un cane cui mancava la parola...
RispondiEliminaGrande Nerone; quando arrivavi come rospa, gli avresti dato da mangiare pane ed acqua.Ma trascorsi i primi mesi, correvi in mensa e i migliori bocconi li mettevi da parte per portarli al primo, dove il nostro fratello Nerone ti aspettava scodinzolante; una volta, ricordo, siamo tornati e, comprati con delle sigarette gli addetti alla cucina, ci siamo fatti dare della carne solo appositamente per lui.Nerone, parte integrante del 1 squadrone, parte integrante del mio anno di naja. La foto è commovente...
RispondiEliminawalter
Bellissimo, amo gli animali, ( che molto spasso animali non sono ) mi dispiace di non averlo conosciuto!
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